La pianta dei nonni del Molise che aiuta a combattere i tumori

L'Istituto superiore della sanità brevetta l'estratto di Prunus come integratore della chemioterapia: inibisce la crescita di cellule cancerogene. In vendita con ricetta.

Le industrie sfornano farmaci innovativi, capaci di cambiare il corso di malattie tumorali finora ritenute imbattibili, risultato di ricerche costate centinaia di milioni. Dalla natura arriva un aiuto, meno rivoluzionario ma molto meno caro. Il prunus , una pianta che cresce soprattutto in Molise: il prugno, dai frutti blu, trasformato in prelibato liquore dai produttori locali, il grignolino. Se non fosse per l’autorevolezza del centro che ne ha scoperto e provato con una sperimentazione le proprietà, potrebbe sembrare uno dei tanti elisir anticancro forieri soltanto di illusioni. Invece la notizia è dell’Istituto superiore di sanità. Il medicinale, già brevettato, sarà in vendita a giugno, pronto per essere utilizzato come integratore della chemioterapia. In combinazione con una particolare miscela di aminoacidi, i costituenti essenziali dei nostri tessuti, si è dimostrato efficace nei test nell’inibire la crescita delle cellule cancerose fino al 78 per cento.

 

La pianta
Il nome della pianta amica è Prunus spinosa trigno . Del composto ha parlato durante il quarto congresso internazionale di medicina biointegrata la ricercatrice Stefania Meschini, autrice di uno studio in via di pubblicazione: «È ricco di antiossidanti e può contrastare la proliferazione tumorale. In laboratorio l’estratto riesce a ridurre le cellule prese da pazienti con neoplasie a polmone, colon e cervice uterina. Da solo non aveva effetti e allora abbiamo aggiunto aminoacidi, vitamine e minerali». In estate andrà in vendita: la prospettiva è ottenere un farmaco e allargare l’impiego, sperando di scoprirne l’attività di contrasto in altri tipi di tumore.

In vendita a 20 euro con ricetta medica
Secondo Meschini la sua azione è molto rapida. La distruzione delle cellule maligne avviene in ventiquattr’ore. Franco Mastrodonato, presidente della Società italiana di medicina biointegrata (Simeb) è fiducioso circa le potenzialità terapeutiche dell’arbusto: «Non è tossico. Il composto è già stato registrato al ministero della Salute. Il prezzo sarà contenuto: 20 euro». Lo studio sarà presentato alla comunità scientifica il 25 giugno durante l’Expo in un convegno sulle cure oncologiche integrate. Ricetta del medico obbligatoria. «I rimedi naturali sono ottimi alleati - dice Paolo Marchetti responsabile dell’oncologia del Sant’Andrea a Roma -. Tutto ciò che migliora la qualità della vita dei pazienti è benvenuto. I malati ci riferiscono di trarre beneficio dall’uso di piante come il Visco aureum e l’ Aloe vera . Andrebbero studiati a fondo».

 

Fonte: corriere.it